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I metodi giusti per depilarsi e mantenere l’abbronzatura

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Dorata dal sole e liscia come la seta. Tutte le donne durante la stagione estiva desiderano avere una bella pelle abbronzata, baciata dal sole e completamente liscia, libera dai peli superflui. Peccato però che la bella stagione è il momento peggiore durante tutto l’anno per combattere la peluria in eccesso, ciò è dovuto al fatto che molti metodi di depilazione possono andare a rovinare e modificare l’abbronzatura vanificando le ore passate sotto il sole per sembrare più belle. Ad esempio la ceretta e la crema depilatoria, se usate possono schiarire l’abbronzatura poichè sono metodi che vanno a eliminare lo strato più superficiale della pelle.

Altri metodi invece modificano meno l’abbronzatura, stiamo parlando del rasoio e degli epilatori elettrici che non vanno a rovinare l’abbronzatura. Anche questi tipi di depilazione hanno un limite, sia d’estate che d’inverno e possono causare la follicolite.

I metodi di depilazione migliori per conservare l’abbronzatura

Ecco allora tutti i metodi di depilazione migliori da utilizzare al mare quando non vogliamo rovinare la nostra abbronzatura.

Il Rasoio:

Le lamette sono un ottimo alleato per depilarsi al mare. L’unico fattore negativo è che i peli ricrescono nel giro di pochissimi giorni, perché con il rasoio vengono tagliati alla base. Questo però è un ottimo epilazione-inguine-depilazione-zona-bikini-procedimento-formati-epilazione-pube-epilatometodo di depilazione estivo perché non elimina l’abbronzatura. Questo tipo di depilazione è adatta alla schiena e al torace di lui, ossia delle zone particolarmente ricche di ghiandole sebacee e a rischio di follicolite. Con la rasatura, senza lo strappo del bulbo, si può eliminare il rischio di follicolite. La rasatura inoltre costa molto poco, basti pensare che i rasoi monouso costano 20-30 centesimi, quelli per la depilazione femminile circa 10 euro.

L’unica avvertenza è quella di non usare quelli già utilizzati per depilarsi perché possono causare irritazioni, meglio usarne uno nuovo, usa e getta. Per evitare i tagli, che possono far male con il sole, prima di depilarti ammorbidisci la pelle con dell’acqua tiepida, poi spalma la schiuma da barba oppure il sapone e passa la lametta contropelo. Per disinfettare la parte che è stata depilata, usa una qualche crema lenitiva e astringente che sia a base di ossido di zinco e magnesio silicato. Poichè d’estate la pelle tende a seccarsi, ogni giorno ricordati di mettere il doposole, che aiuta l’abbronzatura.

Gli epilatori elettrici

D’estate per conservare l’abbronzatura sono ottimi anche i piccoli apparecchi che vanno a corrente come il silk epil, da usare a casa quando si ha poco tempo. Questi strumenti funzionano grazie a delle lame rotanti che pinzano il pelo e direttamente lo strappano, insieme con il suo bulbo, come se fossero delle pinzette. I silk epil costano da 30 a 100 euro, non danno particolari problemi alla pelle abbronzata, perché non eliminano la pelle perciò non la schiariscono, inoltre garantiscono una ricrescita dopo 7-10 giorni.

L’unico rischio è quello della follicolite, per scongiurarla prima della depilazione bagna la parte da depilare con acqua tiepida e massaggiala usando un guanto in fibra di cellulosa, per poter ammorbidire la cute ed eliminare tutti i peli sotto pelle. Dopo l’epilazione, applica delle creme a base di ossido di zinco e magnesio silicato, mentre se hai una pelle molto sensibile, puoi utilizzare una crema antibiotica oppure un detergente alla clorexidina. Questi epilatori invece vanno evitati sulla zona dell’inguine e delle ascelle e non vanno adoperati su peli corti.

La ceretta:

La ceretta come metodo di depilazione deve essere usata in estate con qualche cautela. Lo strappo infatti garantisce una pelle particolarmente liscia per 15-30 giorni, perchè toglie il pelo con il suo bulbo. D’estate può portare via lo strato più esterno della pelle e di conseguenza schiarire l’abbronzatura. Per poter salvaguardare la tintarella basterà stendere un velo di talco sulla zona da depilare, in tal modo la cera si attacca al pelo, ma non alla pelle. Inoltre, soprattutto d’estate quando si suda in modo particolare, la ceretta può causare la follicolite.

Per ridurre il dolore, prima di iniziare a fare la ceretta si consiglia di passare una spugna con acqua calda per dilatare i pori oppure si consiglia di appoggiare sulla zona da depilare un sacchetto col ghiaccio per poterla anestetizzare. Per togliere al meglio i residui di cera, usa delle salviettine, ma anche gli oli oppure le creme grasse.

Le creme depilatorie:

Le creme depilatorie, soprattutto d’estate, sono uno dei sistemi più delicati per poter rimuovere i peli, se vengono usate bene. D’estate utilizzatele con qualche cautela, infatti il rischio è che vadano ad intaccare la cheratina dello strato superficiale della pelle, schiarendo l’abbronzatura. L’effetto è molto simile al rasoio e i peli ricrescono in un periodo pari a cinque – sette giorni. Il consiglio è quello di usare la crema di sera, sciacquando poi bene con l’acqua. I residui chimici che si trovano sulla cute potrebbero poi fare reazione con i raggi Uv e andare a causare delle discromie.

Per approfondimenti

i rimedi contro la follicolite

la depilazione all’inguine

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Ceretta Araba: depilazione indolore e perfetta, la video ricetta

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Chi almeno una volta nella vita non si è fatto la ceretta prima prima di andare al mare oppure per un’occasione importante? Che siano uomini o donne, giovani o di età avanzata, quasi tutti prediligono questo metodo di depilazione. E’ una tecnica semplice, che si può fare a casa oppure dall’estetista, e permette di liberarsi dai peli anche per un mese. L’unico inconveniente? Un po’ di dolore, soprattutto nelle zone più sensibili e proprio per questo molte donne rinunciano ad utilizzarla ricorrendo all’odiato rasoio che non solo spezza i peli, ma li rende anche più forti, neri e li fa ricrescere nel giro di qualche giorno.

Un metodo di depilazione delicato e indolore: la ceretta araba

Fortunatamente oggi esiste un metodo di depilazione che ha lo stesso risultato della ceretta tradizionale, ma che garantisce a chi la prova, di sentire meno dolore. Stiamo parlando della ceretta araba che può essere utilizzata per depilare qualsiasi parte del corpo, anche quelle più delicate e sensibili che con la ceretta tradizionale non potrebbero essere depilate. Inoltre la ceretta araba quando viene usata sulla pelle, per via dei suoi ingredienti che la rendono idrosolubile, non lascia fastidiosi residui difficili da togliere, come succede a chi si fa la ceretta tradizionale, e non arrossisce la pelle delicata, cosa che a volte rende impossibile, a chi ha piccoli tagli o nei, fare la ceretta. Quindi se volete avere un corpo con la pelle liscia e depilata, ma soprattutto non provare dolore nella depilazione, vi consigliamo di provare la ceretta araba, non ve ne pentirete!

Addio-peli-superflui-con-la-ceretta-araba_oggetto_editoriale_w300Un’altro dei tanti vantaggi offerto dalla ceretta araba è dato dal fatto che questa si può preparare direttamente a casa seguendo le istruzioni di una semplicissima ricetta. Gli ingredienti sono quelli che usiamo quotidianamente e sono anche decisamente economici e naturali, quindi indicati per tutte le ragazze che hanno la pelle molto sensibile e che amano i cosmetici senza additivi chimici. Vi serviranno solo alcuni ingredienti super economici, un po’ di pazienza e tanta voglia di creare prodotti fai da te. Questo metodo di depilazione è antichissimo, è a base di zucchero ed è conosciuto anche con il nome di halawa o sokkar. In passato veniva utilizzato dalle donne arabe per depilarsi e ancora oggi viene usato dalle donne del Medio Oriente, per ottenere una pelle liscia, depilata e profumata.

La ricetta della ceretta Araba

Alla base della ricetta della ceretta araba ci sono tre ingredienti semplici, economici e alla portata di tutti: lo zucchero, che deve essere disciolto, l’acqua e infine il succo di limone. La preparazione è semplicissima e vi permetterà di ottenere diverse dosi di ceretta araba da utilizzare in più trance, ma non preoccupatevi, non andrà mai sprecata, infatti potrete conservarla comodamente per diverse settimane e usarla quando ne avrete più bisogno.

Ingredienti:

  • 1 bicchiere di zucchero
  • succo di 1/2 limone
  • 1 bicchiere scarso di acqua
  • 1 cucchiaio di sale
Video su come preparare a casa la Ceretta Araba

Mettete tutti gli ingredienti all’interno di una padella antiaderente e a fuoco medio fateli sciogliere. Ricordatevi di girare continuamente gli ingredienti, per evitare che si attacchino e creino dei grumi, per tutto il tempo necessario fino a quando il composto non assumerà un bel colore ambrato. A questo punto lasciate riposare per qualche minuto la ceretta, poi bagnate con dell’acqua fredda un piano di marmo e versateci sopra il composto spargendolo con un cucchiaio perchè si raffreddi.

Aspettate qualche secondo, ma non fate raffreddare troppo la cera altrimenti diventerà eccessivamente dura. Quando sarà un po’ meno calda, con le mani bagnate prendetela e iniziate a lavorarla con il palmo e i polpastrelli rendendola tirandola e ricompattandola più volte. Se necessario aggiungete un altro po’ di acqua fredda per renderla più malleabile manipolandola bene fino a quando non sarà diventata una sostanza elastica dal colore chiaro opaco. A questo punto la vostra ceretta è pronta per essere utilizzata!

La ceretta araba, come già detto, può essere conservata anche per diverse settimane, ad esempio formando delle palline (che indicheranno determinate quantità) da riporre in frigo ricoperte di carta trasparente o in sacchetti di plastica. Quando vi servirà farvi la ceretta dovrete solo prendere una pallina di ceretta araba e riscaldarla per qualche secondo, utilizzando il microonde oppure il phone.

Video Tutorial: Cera depilatoria di zucchero

Come depilarsi con la ceretta araba

Solitamente la ceretta araba si utilizza senza le classiche strisce depilatorie, ma deve essere direttamente applicata sulla pelle da depilare. Lavorate bene la ceretta con le mani finichè non diviene tiepida, poi stendetela sulla zona con i peli, aspettate qualche secondo, dopo di che strappate via tutto nella direzione contro pelo.

La ceretta araba: ricetta alternativa con strisce depilatorie

Per via della difficoltà di utilizzare solo la cera per depilarsi esistono anche alcune varianti della ceretta araba che prevedono l’uso delle strisce depilatorie.

Ingredienti

  • 240 g di zucchero bianco
  • 60 g di succo filtrato di limone
Mettete tutti gli ingredienti in una pentola, fateli sciogliere a fuoco medio, dopo di che fateli bollire per 15 minuti. Al termine del procedimento versate la cera in una ciotola e fatela raffreddare. Quando vi servirà depilarvi vi basterà scaldare la ceretta, stenderla con una spatola sulla zona da depilare e strappare via i peli usando le strisce depilatorie.

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Acido Ialuronico: un potente alleato contro i traumi dell’acne

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Acido ialuronico per la cura della pelle

L’acido ialuronico non è esattamente quello che definiremmo un segreto dei professionisti della bellezza. Questo acido infatti è tra i più importanti nel combattere l’invecchiamento della pelle e grazie al suo effetto riempitivo è usato molto di frequente per eliminare rughe e inestetismi.

Quello che, però, molti non sanno è che l’acido ialuronico può trasformarsi in un alleato importante anche per chi debba trattare le cicatrici lasciate dall’acne.

Vediamo insieme perché.

Che cos’è l’acido ialuronico

Per parlare di questo acido in maniera esaustiva abbiamo preso informazioni dalla pagina di Miamo Physical Care sull’acido ialuronico, un’azienda che ha fatto della cosmeceutica e dei trattamenti antirughe il proprio stile di ricerca.

Tornando a parlare dell’acido ialuronico dobbiamo sicuramente precisare che è uno dei costituenti fondamentali dei nostri tessuti connettivi. Analisi alla mano ne troverete importantissime quantità nella cartilagine, nelle ossa, nel sangue e nell’adipe.

Le sue proprietà sono praticamente infinite: aiuta la cicatrizzazione e la ricostituzione del tessuto epiteliale, contribuisce a combattere l’osteoporosi, è un potente alleato contro xerosi (pelle a scaglie) e eczemi. E’ stato per anni considerato un acido tuttofare, utile per qualunque tipo di ricostruzione e più di recente è diventato l’ingrediente base di tantissimi prodotti di bellezza, che spaziano dalle creme alle iniezioni dirette sulle zone da ricostruire.

Chiunque abbia un minimo di familiarità con il mondo della cosmesi sa della onnipresenza dell’acido ialuronico e, con mente critica, si sarà già fatto qualche domanda sull’effettiva bontà di questo ingrediente, ormai principio attivo base di tutte le creme contro l’invecchiamento cutaneo di fascia medio-alta.

I risultati garantiti da questo principio attivo sono importanti: nel trattamento delle rughe e degli inestetismi della pelle, l’acido ialuronico continua a fornire ottimi risultati grazie alle sue proprietà riempitive, correggendo il forte dislivello tra rughe e cute invece in stato normale.

Quelli che non sono però di dominio pubblico sono gli effetti che questo acido ha nel combattere le conseguenze di una forte acne, in primis le cicatrici molto profonde che questa lascia sulla pelle di chi si è trovato a combatterla.

Acne e cicatrici

Chi riesce a vincere la sua battaglia contro l’acne si trova il più delle volte a calcolare i danni di quella che è, molto frequentemente, una vittoria di Pirro. Abbiamo battuto l’acne, ma questa è riuscita a lasciare sul campo cicatrici molto profonde, che marcheranno a vita il nostro volto.

La struttura delle cicatrici da acne rende questo tipo di inestetismo tra i più difficili da curare: si tratta di cicatrici molto profonde, difficili da riempire e che proprio a causa della loro profondità sono visibili a occhio nudo anche da una distanza apprezzabile.

Acido ialuronico e cicatrici da acne

A questo punto della storia interviene però l’acido ialuronico, che come vi abbiamo già detto è utilizzato con successo nel trattamento delle rughe. Abbiamo parlato anche di effetto riempitivo di questo acido, che è poi quello che ci interessa nel trattamento delle cicatrici da acne.

Creme e iniezioni dirette di acido ialuronico aiutano infatti a riempire il dislivello che si crea tra derma e cicatrici lasciate dall’acne, migliorando di molto la situazione, e riducendo fino all’80% il dislivello che si è venuto a creare.

I risultati sono importanti, e dimostrano che l’acido ialuronico è in grado di intervenire lì dove gli altri prodotti hanno già fallito. Riempitivo generico, questo acido è in grado di svolgere il suo compito non solo sulle rughe, ma anche sulle cicatrici rimaste sul nostro volto, contribuendo ad un percorso di normalizzazione dei volti sfigurati dall’acne a prezzi abbordabili e con trattamenti non invasivi.

Chi ha avuto la buona idea di provare questi trattamenti di ultima generazione ha potuto sperimentare sul suo corpo la bontà di questa intuizione. Provare non costa molto e, date le controindicazioni praticamente nulle sull’utilizzo di creme a base di acido ialuronico, siamo davanti ad un trattamento che è davvero indicato per tutte le tasche, per tutte le età e per tutti i tipi di cicatrici da acne.

Parola di MiamoPhysicalCare.com

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Le ricette sane per la prova costume – By ViviDanone

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Prepararsi in tempo per la prova costume? Non è mai stato così semplice scegliendo le ricette light e seguendo tutti i nostri consigli per raggiungere in fretta e senza sforzi il benessere e la forma fisica. Innanzitutto, una delle prime regole, è quella di sostituire il classico primo e secondo con un piatto unico super light e fresco che contenga tutti i nutrienti di cui il tuo corpo ha bisogno. Se avete poca fantasia, ma tanta voglia di rimanere in salute potete trovare interessanti ricette su Vividanone. Vediamo allora qualche ricetta sana per rimanere in forma e affrontare al meglio l’estate e senza rinunce.

Insalata estiva di farro e orzo

Ingredienti:

  • Farro perlato 150 gr
  • Mozzarella ciliegia 100 gr
  • Olio di oliva
  • Orzo perlato 150 gr
  • Pomodori ciliegia 200 gr
  • Rucola 1 mazzetto
  • Sale

Fate lessare l’orzo e il farro in una pentola, dopo di che pulite e tagliate la rucola, i pomodorini ciliegia e le mozzarelline. Mescolate il tutto in una ciotola e condite con dell’olio extravergine di oliva, un po’ di sale e pepe.

Vi proponiamo anche una ricetta alternativa con il cous cous

Pesce alla mediterranea

Ingredienti

  • filetti di pesce
  • erbette aromatiche
  • verdure
  • 100 gr. di mela verde
  • olio extravergine di oliva
  • succo e scorza grattugiata di un limone
  • sale grosso

Disponete i filetti di pesce su un piatto. In una terrina mescolate l’olio extravergine di oliva con il succo di un limone e il sale. Con la salsa ottenuta ungete il pesce, poi spargeteci sopra la mela a fette, le verdure fresche e la scorza di limone.

 Ecco una ricetta alternativa

Tacchino al riso e piselli

Ingredienti

  • fesa di tacchino 120 g
  • riso basmati 50 g
  • carota g 50
  • piselli surgelati 20 g
  • aceto balsamico
  • salsa di soia
  • olio d’oliva 10 g
  • sale

Lessate il riso, cuocete la fesa di tacchino a fettine e fatela rosolare aggiungendo sale, aceto balsamico e salsa di soia. Mescolate poi anche la carota e i piselli che avrete scottato in acqua bollente, infine servite il tutto con il riso basmati cotto al dente.

Ed ecco qualche consiglio per seguire una dieta sana ed equilibrata, a partire dalla spesa

Per saperne di più visita: http://www.vividanone.it/

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Tagli e ferite: per curarle usa Bloxang

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Il ritorno della bella stagione invoglia ad uscire e a svolgere attività all’aria aperta. Può però succedere di ferirsi accidentalmente, con piccoli tagli o leggere abrasioni, che, per quanto minime, sono fonte di fastidio e sanguinamento. Per fermare rapidamente la fuoriuscita di sangue, Bausch & Lomb ha sviluppato Bloxang, un unguento barriera emostatico per il contenimento e la prevenzione degli episodi emorragici della pelle e delle mucose, come il sanguinamento del naso e delle gengive, tagli e abrasioni. Utile anche nei bambini, questo pratico unguento barriera aiuta ad arrestare velocemente l’episodio emorragico riducendo anche il numero di episodi giornalieri di epistassi.

Le proprietà di Bloxang

Bloxang:

  • Formando una barriera meccanica favorisce la formazione del coagulo
  • Favorisce il processo di emostasi
  • Agisce prevenendo eventuali perdite di sangue
  • Facile da usare grazie alla cannula applicatriceUtile anche nei bambini

Modalità d’uso
Bloxang è un dispositivo medico CE 0373. Leggere attentamente le avvertenze e le modalità per l’uso. Applicare al bisogno una quantità di prodotto sufficiente alla copertura della zona interessata. Per i tamponamenti nasali si consiglia l’applicazione con la cannula.

per saperne di più vai su: http://www.bausch.it/

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Combattere il raffreddore con Bloximmu

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imagesDai laboratori Bausch + Lomb è nato Bloximmu, un innovativo spray nasale utile già dai primi sintomi di raffreddore e il naso chiuso, che libera e protegge la cavità del naso donando un rapido e prolungato sollievo. Bloximmu è una soluzione salina lubrificante che facilita la rimozione del muco in eccesso dalle cavità nasali e che causa congestione nasale.

Le proprietà di Bloximmu

Grazie ai suoi componenti vegetali ad azione meccanica, Bloximmu:

  • Limita o elimina la necessità di utilizzare decongestionanti vasocostrittori,
  • Libera le cavità nasali e contemporaneamente svolge un’azione protettiva della mucosa

Bloximmu è un prodotto senza azione famacologica, non contiene vasocostrittori, non dà sonnolenza. E’ utile per bambini, adulti, anziani, donne in gravidanza e allattamento.

Composizione
Lattoferrina, Carbossimetil β-glucano, D-pantenolo, Dipotassio glicirrizinato, Clorobutanolo, N-idrossimetilglicinato sodico, EDTA sale bisodico, Polisorbato 20, Aromi naturali, Soluzione tamponata pH 7,0.

Modalità d’uso
Asportare il cappuccio di protezione, appoggiare il pollice alla base del flacone, l’indice e il medio sulle alette dell’erogatore e premerle verso il basso. Quindi rilasciarle. Ripetere questa operazione fino all’ottenimento della prima nebulizzazione. Piegare leggermente il capo in avanti e dopo aver espirato lentamente applicare il prodotto alla narice interessata, inspirare tenendo chiusa con un dito dell’altra mano la narice che non riceverà l’applicazione. Spruzzare due puff 2 volte al giorno in ogni narice.

per saperne di più vai su: http://www.bausch.it/

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Bloxinus: il pronto intervento contro le allergie

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La stagione dei pollini può trasformarsi in un tormento per i soggetti allergici. Occhi che bruciano, naso che cola, starnuti a raffica: chi convive con queste problematiche sa bene quanto siano fastidiose e limitanti per lo svolgimento delle normali attività quotidiane.
Una proposta da  Bausch + Lomb : Bloxinus, uno spray nasale antiedemigeno,utile già dai primi sintomi di raffreddore allergico, utile in caso di congestione nasale nelle riniti allergiche e non allergiche, nei casi di ostruzione nasale causata da edema delle mucose nasali e ipertrofia dei turbinati e nella profilassi delle recidive post chirurgiche da poliposi nasale e patologie naso-sinusali.

Le proprietà di Bloxinus

Bloxinus grazie ai suoi componenti:

  • Agevola la riduzione dell’edema della mucosa nasale per effetto osmotico
  • Calma i sintomi, riduce il gonfiore
  • È adatto anche nel trattamento prolungato
  • Possiede proprietà lubrificanti e idratanti
  • Adatto anche ai bambini
  • Privo di vasocostrittori

Modalità d’uso:
Dispositivo medico. 2 erogazioni per narice. 2 volte al giorno o al bisogno

per saperne di più vai su: http://www.bausch.it/

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Bloxoto: il pronto intervento dell’orecchio

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Dai laboratori Bausch + Lomb è nato Bloxoto, gocce auricolari a base di oli essenziali di piante officinali, sostanze emolienti e lenitive, indicate per calmare in breve tempo l’orecchio esterno irritato ed infiammato, donando un sollievo rapido e duraturo.
La formula delicata di Bloxoto rimuove facilmente il cerume, riduce l’irritazione e l’edema del canale uditivo esterno, previene la crescita di funghi, lenisce l’infiammazione e facilita la guarigione di piccole lesioni. Grazie ai suoi componenti, Bloxoto è un prodotto che può essere utilizzato già ai primi segni di irritazione e fastidio all’orecchio.

Le proprietà di Bloxoto

Inoltre, Bloxoto:

  •  limita l’uso di anestetici locali;
  • è una soluzione trasparente che, in caso di complicazioni, permette una facile ispezione del canale uditivo da parte del medico specialista;
  • previene le complicazioni infettive;
  •  svolge una rapida azione emolliente.

Bloxoto è un prodotto che non contiene farmaci e non altera la visibilità del condotto uditivo esterno. E’ utile per bambini, adulti, anziani, donne in gravidanza e allattamento.

Composizione
Glicol propilenico, Glicerolo, Climbazolo, Dipotassio glicirizzinato, Acido acetico, Allantoina, Olii essenziali (origano, cannella, rosmarino, lavanda, menta, limone, idraste, olivo), Acqua depurata.

Modalità d’uso
Applicare 3-4 gocce due volte al giorno o al bisogno. Non protrarre l’uso oltre i 25 giorni.

per saperne di più vai su: http://www.bausch.it/

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Le creme anticellulite più efficaci

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Le creme anticellulite funzionano davvero? Quante donne se lo sono sempre chieste nell’eterna lotta alla tanto odiata buccia d’arancia.  La risposta non è molto semplice da dare, infatti è vero che non esistono delle creme miracolose, che spalmate possono far scomparire la cellulite, ma, nonostante ciò, esistono in commercio moltissimi prodotti che, se vengono abbinati ad una dieta sana e ad un po’ di attività fisica possono dare risultati davvero buoni e aiutarci a eliminare per sempre la cellulite. Ovviamente non tutte le creme anticellulite sono efficaci per questo motivo è necessario scegliere quelle più efficaci in modo da non perdersi fra gli espositori della profumeria o della farmacia. Ecco dunque una guida utile e completa con tutti i prodotti e le creme anticellulite più efficaci.

Le creme anticellulite più efficaci

Nel 2013 sono tantissime le novità e i prodotti anticellulite. Le creme anticellulite infatti sono diventate sempre più specifiche ed efficaci per dire per sempre addio a questo odioso inestetismo. Fra le migliori creme anticellulite troviamo prima di tutto Celluli Eraser di Biotherm che sfrutta le proprietà dell’alga corallina per eliminare l’adipe su fianchi, cosce e glutei. Ottimo anche il trattamento d’urto il Pantaloncino Snellente di Garnier che permette di rimodellare  interamente il vostro fisico e ha un costo altamente contenuto. Troviamo infine Méthode Jeanne Piaubert creato da Dna Slim contenente i principi attivi snellenti più forti e studiato  appoosta per lavorare la notte mentre dormite.

L’Adonia LegTone invece è stata eletta dalla stampa internazionale come la crema miracolosa contro la cellulite del 2013. Giornali internazionali e di grande importanza come The Sun, Grazia, Cosmopolitan e Daily Express ne hanno decantato la grande efficacia e sembrerebbe che questo prodotto abbia dei risultati eccellenti contro la cellulite. L’Adonia LegTone è una crema che sfrutta le proprietà rigenerative delle cellule staminali contenute nelle piante e funzionano anche sull’epidermide umana. Questa crema inoltre è composta da 23 oli biologici che vengono estratti da piante che fanno parte dell’eco-sistema del Mar Egeo.

Per dire per sempre addio agli antiestetici cuscinetti che portano alla formazione della cellulite potrete provare il Trattamento Anticellulite Effetto Laser Cosmetico di Avon che unisce l’azione di due formule cosmetiche all’interno di un unico prodotto. Questo trattamento anticellulite di Avon svolge un’azione combinata sulla cellulite e aiuta a sciogliere le cellule adipose e migliora l’aspetto della pelle e gli inestetismi. In tal modo la vostra pelle, anche al tatto, risulterà sempre più liscia, soda e compatta. Il consiglio è quello di utilizzare insieme a questo trattamento anche il Trattamento modellante corpo di Avon, che rimodella il corpo e lo ridefinisce nei punti critici.

Tra i prodotti più utilizzati per eliminare per sempre gli inestetismi della cellulite troviamo i Falghi d’Alga Guam, sono dei fanghi che devono essere applicati su gambe, cosce e glutei e devono essere lasciati in posa per circa mezz’ora. Per renderli ancora più efficaci potete bendare la parte trattata con i fanghi con della pellicola trasparente. Dopo le applicazioni dei fanghi d’alga Guam la pelle vi apparirà subito più compatta e dopo vari cicli di trattamento la cellulite sarà ridotta.

173533078-09ce5618-2bda-4601-bc88-bd7291eb389ePer combattere in modo efficace la cellulite troviamo anche Lift Minceur Haute Définition di Clarins un trattamento che va applicato due volte al giorno sia la mattina che la sera con un auto-massaggio. Il massaggio vi permetterà di riattivare la circolazione, mentre il prodotto, penetrando nella pelle, aiuta a drenare i liquidi in eccesso e a migliorare la grana della pelle. Questo prodotto è ricco di estratti di piante naturali che aiuteranno a migliorare l’aspetto della vostra pelle rendendola più compatta ed elastica. Inoltre il grasso in eccesso sarà eliminata grazie all’azione della liana e delle foglie del geranio, che permettono di drenare e stimolare la circolazione.

La Collistar invece ha ideato tantissimi prodotti contro la cellulite creando il Siero Intensivo Anticellulite in grado di agire sul vostro corpo grazie alle cellule staminali vegetali di Echinacea. Questa pianta è un’ottima fonte di acidi caffeil-chinici ed è perfetta per diminuire la ritenzione dei liquidi e stimolare al massimo la riduzione dei cuscinetti adiposi. Questo prodotto cosmetico inoltre contiene anche Phytosonic, un complesso lipolitico che rompe le cellule adipose con un’azione simile a quella degli ultrasuoni.

Per quanto riguarda invece la crema Somaltoline abbiamo diverse opinioni anche molto contrastanti. Prima di tutto è importante sapere che si tratta di un farmaco che prima di essere assunto deve essere approvato dal vostro medico. Somatoline contiene infatti due principi attivi farmacologici, ossia la levotiroxina e la escina. La levotiroxina è un ormone utilizzato per la cura delle disfunzioni della tiroide, quindi un vero e proprio farmaco.

Scopri come fare l’automassaggio

Se è importante scegliere un trattamento anticellulite efficace è anche importante applicare la crema nel modo giusto. Per fare l’automassaggio bastano alcuni semplici gesti che vi aiuteranno a sconfiggere in modo efficace la cellulite.

Per approfondimenti

I trattamenti anticellulite notturni che funzionano

tutti i rimedi per la cellulite

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Abbronzatura spray: tintarella perfetta in pochi minuti

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L’abbronzatura spray è un metodo molto semplice ed efficace per ottenere una tintarella perfetta spruzzando sul corpo un prodotto che, in pochi secondi, permette di colorare lo strato superficiale della pelle dandoci un “effetto abbronzatura” unico. L’abbronzatura spray e l’uso degli autoabbronzanti è una moda arrivata in Italia da poco tempo e praticata soprattutto dagli estetisti. Dunque dite basta ai lettini, alle docce o alle lampade solari, che sono sconsigliate dai dermatologi e provate questo nuovo tipo di abbronzatura che non si raggiunge con i raggi Uv, ma consiste in una colorazione della pelle del tutto simile alla tintarella. Uno dei vantaggi maggiori dell’abbronzatura spray e degli autoabbronzanti è offerta dal fatto che questa tintarella “artificiale” non apporta dei rischi nè ha delle particolari controindicazioni.

L’abbronzatura spray

L’abbronzatura spray è un metodo abbronzante molto diffuso negli USA e che sta diventando sempre più famoso nel nostro paese, grazie soprattutto alla sua praticità che permette di ottenere un incarnato bronzeo in pochi minuti e senza sforzi. In Italia questo tipo di trattamento viene praticato in particolare nei centri estetici specializzate e ha costi molto contenuti. Questa rivoluzionaria abbronzatura non ha infatti nulla a che vedere con la classica colorazione scura che si ottiene con le lampade solari poichè non si verifica una produzionedi melanina. Per questo stesso motivo è importante ricordare che questo tipo di abbronzatura non è assolutamente adatto per preparare la pelle all’esposizione al sole.

L’abbronzatura spray si ottiene spruzzando sulla pelle con un airbrush un liquido che provoca un processo chimico di ossidazione degli zuccheri che sono collocati sulla superficie dell’epidermide. Questi zuccheri a contatto con il DHA diventano scuri e conferiscono un effetto simile all’abbronzatura vera e propria. Questo processo è totalmente diverso da quello che si innesca con le classiche lampade abbronzanti che agiscono attraverso i raggi UV. L’effetto di tale abbronzatura invece è molto più simile a quello delle creme autoabbronzanti che possono essere acquistati in ogni profumeria. Una seduta di abbronzatura spray prevede un’applicazione di prodotto cosmetico naturale sulla pelle utilizzando un aerografo. Il prodotto che viene spruzzato sulla pelle è a base di principi attivi antiage e idratanti, come ad esempio l’aloe vera e il burro di karité, e contiene una molecola che viene estratta dalla canna da zucchero, il Dha, il quale colora con grande facilità lo strato cutaneo superficiale. Per una tintarella integrale su tutto il corpo il prodotto deve essere nebulizzato in modo automatico all’interno di una cabina, molto simile a quella delle docce solari. Se avete la necessità di colorare solamente alcune parti del corpo, come il viso, il décolleté, le mani, le braccia, le gambe o i piedi, sarà l’estetista a dover spruzzare il prodotto utilizzando un aerografo.

Le sedute di abbronzatura spray hanno una durata che varia a seconda della superficie da trattare e va da un minimo di sei secondi a un massimo di quattro minuti. In questo modo in occasione di una serata speciale, oppure per una giornata al mare, avrete già un’abbronzatura perfetta.

Spray_Tan-slip-300x300 L’abbronzatura spray dunque dà alla pelle un colorito naturale e totalmente uniforme, che si può adattare ad ogni fototipo, permettendo di aumentare la tonalità di uno o due gradi, secondo la scelta. L’abbronzatura ottenuta sulla pelle dura dai due ai sette giorni. Per prolungare l’ottimo effetto tintarella potete utilizzare delle creme idratanti a base di glucosamina, burro di karité e delta lattone. Queste tre sostanze, non solo nutrono la pelle, ma sono anche efficaci per ricompattare la cute e rallentare al massimo il processo biologico di desquamazione e di perdita delle cellule superficiali che sono state scurite con l’abbronzatura spray.

Uno dei vantaggi di questo metodo è che l’abbronzatura spray non presenta dei rischi. Il prodotto che viene utilizzato è dermatologicamente testato, ma anche ipoallergenico e atossico, come sempre il consiglio è quello di rivolgersi a estetisti fidati, che usano cosmetici e macchinari sicuri. I vantaggi di una tintarella senza sole sono tanti. Prima di tutto rispetto alle lampade solari la tintarella spray non può causare l’invecchiamento precoce della pelle e non va ad intacca la melanina, evitando di esporre l’organismo al rischio di contrarre tumori. Inoltre l’abbronzatura spray, al contrario delle creme autoabbronzanti classiche, offre dei vantaggi di tipo estetico. Questo metodo infatti non lascia macchie e non crea discromie, cioè degli aloni di colore che possono comparire soprattutto nei punti critici, come il collo, i gomiti e le ginocchia, dove è molto più difficile spalmare l’autoabbronzante in modo omogeneo.

Ovviamente per fare l’abbronzatura spray tan è necessario rivolgersi a dei professionisti del settore. Il rischio infatti è quello di ottenere un’abbronzatura antiestetica, ossia poco uniforme e tendente all’arancione. Per questo motivo rivolgetevi sempre a professionisti che usano prodotti certificati e che sono in grado di utilizzarli nel modo corretto. Le creme infatti lavorano sullo strato più superficiale della pelle, per queston motivo il rischio è quella di avere un’abbronzatura poco omogenea e a macchie. 

 

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Il calazio: cause più comuni

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I motivi che portano alla formazione dei calazi sono diversi e non sempre risulta così facile poter stabilire la causa precisa che ha portato alla formazione di un calazio. Certo è che alcune persone sono maggiormente predisposte ad orzaioli, calazi e infiammazioni dell’occhio. Possono quindi essere presenti fattori genetici, ereditari che favoriscono l’insorgenza di queste patologie.

Un fattore scatenante è sicuramente la poca igiene oculare. Soprattutto i bambini sono esposti ad avere calazi e altre infiammazioni agli occhi perché, come si sa, giocando con ogni tipo di materiale si sporcano spesso le mani. La loro abitudine a sfregarsi gli occhi determina il contatto delle palpebre con microbi e sostanze infette. Sarebbe sempre necessario preoccuparsi di far loro lavare le mani il più spesso possibile e soprattutto quando si rientra a casa dopo aver giocato al parco o in altri ambienti. La pulizia delle mani è importante per i bambini e per gli adulti in quanto le esse sono i veicoli più potenti per trasmettere qualsiasi forma di malattia.

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Anche nei neonati è sempre opportuno lavare con garzine sterili gli occhi anche perché le loro difese immunitarie non sono ancora del tutto sviluppate e quindi sono più facilmente esposti ad attacchi esterni di batteri e microbi.

Non bisogna pensare che i microorganismi provengano sempre dall’esterno. Alla base delle nostre stesse ciglia, infatti, ne possiamo trovare diversi che possono contribuire alla comparsa di gonfiori, infiammazioni, orzaioli e calazi. Il film lacrimale contiene per questo una componente antibatterica molto efficace che si chiama lisozima. Anche le lacrime aiutano a tenere l’occhio pulito e infatti, a volte, anche piangere non è solo negativo. Piangendo i nostri occhi si lubrificano e si lavano abbondantemente. Per fare un paragone un po’ ironico è come se ogni tanto portassimo i nostri occhi, come la nostra auto, al lavaggio automatico.

Sempre nei bambini che soffrono di calaziosi, cioè sono predisposti alla comparsa di calazi, le ghiandole che secernono il sebo che serve a “fissare” il liquido lacrimale sull’occhio, potrebbero produrre una quantità troppo elevata di sebo che sarebbe la causa dell’ostruzione del dotto delle ghiandole di Meibomio. Il dotto ostruito fa sì che la ghiandola si infiammi e il sebo prodotto non riesca a fuoriuscire provocando la formazione del calazio.

Negli adulti ci sono inoltre altri fattori che predispongono a questa patologia.

Un orzaiolo che non guarisce perfettamente ma si cicatrizza male potrebbe originare una pallina di sebo dando vita ad un calazio permanente. Bisogna quindi prestare molta attenzione anche quando si ha avuto un orzaiolo perché potrebbero esserci delle conseguenze di questo tipo.

La maternità o il diabete mellito sono altre situazioni che favoriscono l’insorgenza di possibili calazi. Infatti in donne gravide o in pazienti sofferenti di diabete mellito questo fenomeno si riscontra con una incidenza superiore alla normalità.

Anche lo stress o un’alimentazione non corretta contribuiscono all’insorgenza dei calazi. Ci sono cibi che favoriscono la produzione di ormoni che portano a produrre molto sebo e che quindi affaticano il lavoro delle ghiandole di Meibomio. Il troppo carico di lavoro potrebbe facilitare l’ostruzione del dotto escretore.

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Inoltre cibi troppo zuccherati, fritti, il consumo eccessivo di bevande alcoliche appesantiscono il lavoro di quegli organi che sono deputati alla depurazione dell’organismo come il fegato e l’intestino. Se il nostro corpo non riesce a liberarsi delle tossine ingerite è più esposto a situazioni di rischio che portano ad infiammazioni e altre patologie come il calazio.

Chi soffre di stipsi quindi dovrebbe prevenire questa possibilità mantenendo un regime alimentare ricco di fibre per favorire un transito intestinale regolare.

Come si sa lo stress porta ad un abbassamento delle difese immunitarie e se l’individuo è particolarmente affaticato, stanco, stressato andrà incontro con molta più facilità a blefarite, cioè l’infiammazione delle palpebre, con conseguente possibilità di sviluppare un calazio o più calazi.

Una volta guarito il calazio si dovrebbe procedere ad una visita oculistica ulteriore per vedere se altre ghiandole di Meibomio potrebbero farne nascere altri. Basta pensare che ogni nostra ciglia ha accanto a sé una di queste ghiandole e quindi la possibilità di averne altre imfiammate è altissima visto il gran numero presente.

Anche le persone che soffrono di una patologia detta rosacea sono particolarmente soggette al calazio. Infatti la rosacea si manifesta come un arrossamento che colpisce il viso e porta alla formazione di piccole pustole. Questa patologia può però attaccare anche l’occhio e in particolar modo la congiuntive che è una membrana che ricopre il bulbo oculare e le palpebre interne. Inoltre può presentarsi anche sulla parte bianca dell’occhio chiamata sclere e sulle cornee. La presenza di rosacea nel corpo oculare porta a blefarite e a calazi frequenti.

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Il calazio interno, cos’è e come si cura

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Il calazio interno si differenzia da quello esterno per la posizione in cui si manifesta. Le ghiandole di Meibomio che possono infiammarsi sono parecchie. All’incirca si può affermare che esiste una ghiandola per ogni ciglia presente sulle nostre palpebre, sia inferiori che superiori. Quando il dotto o canale che dovrebbe far fuoriuscire il sebo o liquido oleoso dalla ghiandola di Meibomio si ostruisce, la ghiandola inizia a gonfiarsi in quanto tutto il sebo rimane imprigionato al suo interno. Ovviamente si capisce subito che il calazio può presentarsi sia sulla palpebra superiore che inferiore. Se si nota un rigonfiamento della pelle posta sulla stessa palpebra, come se sotto la cute ci fosse una specie di pallina, si tratta di calazio esterno. Quello interno, per essere precisi, si forma sotto la palpebra e cioè nella parte interna.

La congiuntive è una membrana molto sottile che ricopre la parte interna delle palpebre e il bulbo oculare. Serve a proteggere queste parti così delicate. Il liquido prodotto invece dalle ghiandole di Meibomio serve a fissare il cosiddetto “film lacrimale” per impedire che l’occhio rimanga asciutto o secco per la velocità di evaporazione del liquido prodotto dalle ghiandole lacrimali, altrettanto importanti per la salute dell’occhio.

Nel caso si formi un calazio interno, questo si annida sulla congiuntive che ricopre la parte interna delle palpebre e ovviamente anche in questo caso può essere superiore (palpebra superiore) o inferiore (palpebra inferiore).

Comunque la congiuntive interessata e sede della formazione del calazio sarà sempre ed esclusivamente quella della palpebra e mai del bulbo oculare anche perché, come già ricordato prima, le ghiandole di Meibomio sono presenti in corrispondenza delle ciglia. A volte il calazio è proprio sul margine finale delle palpebre, ossia dove si originano le ciglia mentre in altri casi è più alto rispetto alla sede ciliare.

Per vedere un calazio interno è necessario sollevare la palpebra e rovesciarla leggermente. Si vedrà il calazio di un colore grigio-giallo.

Terapia

Per la terapia del calazio interno di solito si procede come per quello esterno con l’avvertenza che se si applicano degli impacchi si dovrà necessariamente cercare di andare più in profondità perché la parte da raggiungere non è esposta all’esterno ma rimane coperta all’interno della palpebra. Lavandosi accuratamente le mani si può procedere prendendo la palpebra con una mano e tenendola rigirata verso l’esterno, con l’altra mano inumidirla con una garzina sterile bagnata in acqua tiepida con l’aggiunta di varie sostanze come la camomilla o l’essenza di ginepro o altro ancora. In poche parole, l’impacco deve essere fatto in modo da raggiungere direttamente la parte che deve essere trattata e questo lo si può fare solo in modo meccanico e cioè con l’ausilio della mano che tiene sollevata la palpebra.

Se questo non fosse sufficiente o il calazio non dovesse andarsene nonostante ripetuti impacchi, allora si potrebbe ricorrere all’intervento chirurgico che dà buoni risultati nella stragrande maggioranza dei casi ed esattamente il 95% delle operazioni di questo tipo portano al successo definitivo.

Potrebbero formarsene altri ma in zone diverse, magari di esterni. Questo perché un individuo può essere più soggetto ai calazi come agli orzaioli rispetto ad un altro. Se però il calazio dovesse ripresentarsi sempre nello stesso luogo, sarebbe il caso di procedere ad un esame istologico perché potrebbe non trattarsi di un semplice papilloma ma di una forma tumorale maligna.

Il 5% delle operazioni non va a buon fine se rimangono cicatrici permanenti sulla cute o se il calazio non scompare del tutto.

Dopo una leggera anestesia locale si procede all’incisione del calazio. Prima viene isolato con una pinza in modo da ridurre il pericolo di sanguinamento eccessivo e poi inciso. Viene drenato e se il calazio è interno, questa operazione viene fatta dall’interno della palpebra altrimenti direttamente dall’esterno. Spesso però si tende a incidere la palpebra dall’interno anche se la cisti è esterna. Tale accorgimento viene fatto per evitare che si noti una cicatrice dopo l’operazione. I punti di sutura si possono dare o non dare a seconda di quanto era grossa la massa da asportare. In generale questi punti vengono poi tolti dopo una settimana. Anche per i calazi interni di notevoli dimensioni vengono applicati sottilissimi punti di sutura.

L’occhio per tale motivo rimarrà penalizzato almeno per una settimana, ossia fino alla presenza dei punti perché la palpebra, calando, farà sentire la presenza di questi corpi estranei all’interno del bulbo. Non c’è da temere, passati i giorni necessari e tolti i punti, tutto ritornerà come prima, anzi, meglio!

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Il calazio e le terapie tradizionali

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Anche se la maggior parte delle volte il calazio come compare se ne va nel giro di qualche tempo senza causare danni, in alcune circostanze la sua guarigione non è così semplice. Ci sono persone che convivono un’intera vita con queste “palline” presenti sulle palpebre che sono di dimensione millimetrica e pertanto non danno alcun fastidio. In altri casi, invece, il calazio inizia a crescere e assume una dimensione tale che rende difficoltosa la chiusura della palpebra e ancor peggio, provoca un astigmatismo più o meno grave. Di conseguenza bisogna trovare una terapia più forte, che sia in grado di debellare la patologia.

Dopo gli impacchi caldi e umidi e i massaggi fatti sulla parte interessata, che dovrebbero portare a liberare il dotto ostruito permettendo la normale fuoriuscita del liquido della ghiandola di Meibomio, se il calazio persiste si può provare ad applicare alcune pomate a base di antibiotici come la tetraciclina o la minociclina. Va però detto che se il calazio è già presente, poco o a nulla servono queste pomate topiche perché non si tratta di dover curare un’infezione attiva.

Tali farmaci, sia pomate che compresse orali, sono molto più efficaci nel caso l’oculista abbia di fronte un paziente che è soggetto a sviluppare calazi. Per prevenire la formazione di altri, si può consigliare l’uso di queste pomate o l’assunzione per via orale di pastiglie onde proteggere l’occhio e le palpebre da possibili ulteriori formazioni di tal genere.

Anche nel caso di un orzaiolo recidivo che può dar origine ad un calazio, il medico specialista potrà prescrivere delle cure farmacologiche a scopo preventivo.

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Prima di procedere all’intervento chirurgico vero e proprio si può tentare di curare la cisti con delle iniezioni di steroidi direttamente sul calazio per facilitare e accelerare l’assorbimento del liquido accumulato. Questa tecnica potrebbe però avere delle conseguenze negative a livello estetico. Infatti, gli steroidi, potrebbero causare uno schiarimento della pelle che apparirebbe più chiara del normale. L’effetto ovviamente sarebbe più evidente su soggetti con pelle o carnagione scura.

Come ultima possibilità rimane l’operazione chirurgica per l’asportazione del calazio. A volte sarebbe meglio eseguirla da subito dato che non sempre le cure prima ricordate hanno effetto ma non sempre è così. Soprattutto se il paziente è giovane, sarebbe meglio cercare la guarigione attraverso vie meno aggressive ricorrendo a cure naturali o omeopatiche.

Il chirurgo che esegue l’intervento deve preoccuparsi di due cose: non danneggiare parti sane dell’occhio (come la palpebra) e rimuovere completamente il calazio onde evitare che rimanga una parte di esso e che quindi l’intervento non sia del tutto soddisfacente per il paziente con la possibile conseguenza della ricomparsa a breve tempo.

L’anestesia sarà locale se il paziente è adulto e si tratta semplicemente di fare una piccola puntura con un ago molto sottile. Questa iniezione sottocutanea è del tutto indolore. Il calazio poi viene isolato mediante l’applicazione di una particolare pinza che serve per ridurre il sanguinamento.

Il chirurgo esegue una incisione sulla cute della palpebra fino a raggiungere il lipogranuloma.

Una volta asportata questa pallina, che formava il calazio, bisogna procedere con l’eliminazione del tessuto circostante per evitare di lasciare qualche secrezione infiammata. L’operazione è delicata perché è da evitarsi di togliere del tessuto tarsale, ossia della palpebra, che invece è sano perché si avrebbero dei danni estetici.

Se il calazio si trovava sulla palpebra superiore, vengono applicati dei punti molto sottili per suturare l’asportazione. Questi vengono rimossi nel giro di una settimana al massimo.

Per prevenire eventuali infezioni si applicano nei giorni post intervento delle gocce di collirio che contengono antibiotico o anche pomate topiche che vanno messe sulla parte operata e che sono anch’esse a componente antibiotica.

Infine, l’occhio viene generalmente protetto da un tampone e bendato ma anche per poche ore non essendo strettamente necessario proteggerlo dall’aria.

Nei giorni seguenti la palpebra potrebbe rimanere gonfia o gonfiarsi leggermente ma di solito è un fenomeno passeggero che non ha alcuna complicazione e che passa dopo un paio di settimane. Se c’è una particolare urgenza di asportare il calazio, l’operazione chirurgica resta la più efficace perché i tempi di completa guarigione sono brevi e si parla di un paio di settimane dal momento dell’intervento alla guarigione completa. Le altre cure, come l’omeopatia, possono essere altrettanto valide ma indubbiamente con tempi molto più lunghi che possono durare anche mesi e mesi. Spetta all’oculista e alle esigenze del paziente valutare cosa sia meglio fare.

Se poi il calazio dovesse riformarsi, anche dopo intervento chirurgico, sarebbe il caso di procedere ad un esame istologico per scongiurare l’ipotesi che si tratti del carcinoma sebaceo, anche se è una forma tumorale assai poco frequente.

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Il calazio e le cure naturali

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Per affrontare la cura del calazio con metodi naturali si possono provare diversi prodotti che vanno dagli elementi più semplici come l’acqua calda o l’olio di oliva fino all’uso di prodotti omeopatici che in molti casi sono efficaci. E’ vero però, che generalmente si ricorre ai farmaci consigliati dall’oculista perché nella nostra moderna società anche i tempi di guarigione devono essere i più brevi possibili onde evitare perdite ulteriori di ore di lavoro. La vita ha dei ritmi frenetici che male si addicono ai ritmi che a volte il nostro corpo avrebbe bisogno. Ecco perché usare una pomata che contiene antibiotico risulta più maneggevole, più potente ma ci sono anche degli svantaggi. Il fisico si abitua sempre di più ai farmaci e si indebolisce da un punto di vista immunitario. E’ come se per far prima a mangiare ci si nutrisse solo di omogeneizzati o pappette. Si perderebbe meno tempo nella masticazione ma con gravi danni per i nostri denti che si indebolirebbero sempre di più. A volte sarebbe meglio fermarsi un attimo e riflettere prima di sottoportsi ad un intervento risolutivo ma forse non del tutto necessario come può essere un calazio.

Se il calazio non è comparso da molto tempo forse varrebbe la pena provare i vecchi consigli della nonna. Vediamo di citarne qualcuno.

Si potrebbero fare dei vapori mettendo in una bacinella dell’acqua bollente con un cucchiaio di bicarbonato di sodio. Magari con l’aggiunta di qualche goccia di olio di ginepro che potrete trovare in una buona erboristeria. Gli impacchi dovrebbero essere ripetuti due volte al giorno, uno alla mattina e uno alla sera. Se dopo una decina di giorni non si ottengono i risultati sperati, allora forse questo rimedio non fa per il vostro caso.

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Sempre un altro metodo del tutto naturale è quello degli impacchi fatti sull’occhio malato con acqua tiepida e camomilla. Si deve tamponare e non fregare il calazio in modo da lavare bene la parte e quindi con un bastoncino che si usa generalmente per pulire le orecchie o una piccola garza sterile, bagnare più volte al giorno il calazio con un buon olio di oliva. Sarebbe preferibile che l’olio fosse biologico e con spremitura a freddo (dovete leggere l’etichetta per verificare queste cose). Inoltre ricordate che la pazeinza gioca un ruolo fondamentale. Più pulizia di questo tipo farete nell’arco di una giornata (fino ad un massimo di otto impacchi) e più risultati otterrete. Ricordatevi sempre, però, che dovrà passare molto tempo per vedere dei risultati significativi. Non aspettatevi una cura miracolosa nel giro di una settimana. Magari un mese non sarà sufficiente e ne dovrà passare almeno un altro. Non demoralizzatevi e perseverate se siete convinti e favorevoli alle cure naturali. Alla lunga spesso danno risultati migliori. Infatti ci sono individui che sono stati operati chirurgicamente senza però avere dei risultati soddisfacenti e ancor peggio si sono sviluppate delle cicatrici sul tessuto della palpebra.

L’olio di oliva ha un alto potere antiossidante che aumenta quanto più l’olio è prodotto da breve tempo. Gli antiossidanti che contiene, come steroli o polifenoli, idratano la cute e sono anche ottimi antimicrotici.

Anche altre erbe possono essere molto utili per liberare il dotto ostruito del calazio. Sempre facendo degli impacchi tiepidi e non caldi, con il rischio di infiammare ancora di più la parte, si può usare il fiordaliso o la calendula, il sambuco. Sono prodotti fitoterapici con un alto potere decongestionante. I fiori di Bach possono anche loro aiutare nella guarigione del calazio. Esiste un prodotto che depura l’organismo favorendo quindi la decongestione di zone infiammate. Il nome è Crab Apple e se ne possono aggiungere poche gocce all’infuso.

Secondo la medicina tradizionale cinese, la salute dell’occhio è strettamente legata alla funzionalità epatica. In presenza di calaziosi (compresenza di più calazi) potrebbero esserci delle difficoltà fisiche di ben altro tipo. Praticamente gli organi preposti alla depurazione del nostro organismo potrebbero funzionare in modo ridotto. Così, sarebbe opportuno fare un controllo della funzionalità del fegato e dell’intestino per vedere se alla base di questa patologia oculare non siano presenti altre cause meno note e più nascoste.

Ecco che anche una corretta alimentazione favorisce una depurazione dell’organismo e una minore produzione di insulina, causata da un alto tasso di glicemia. Alimenti fritti, zucchero, cereali, caffé, alcol e altri prodotti di tal genere sono sconsigliati se se ne fa un uso troppo abbondante. Meglio verdure cotte al vapore, frutta e verdura fresca, pochi dolci e molta acqua.

I prodotti più diffusi in omeopatia per il trattamento del calazio e degli orzaioli sono la Straohysagria 7 CH e l’hepar sulfur 30 CH. Della prima andrebbero assunti circa 3 o 4 granuli per quattro volte al giorno mentre la seconda sempre tre o quattro granuli ma solo la mattina e la sera. Meglio comunque sempre rivolgersi ad un omeopata che saprà consigliarvi nella maniera migliore per il vostro caso.

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Il frenulo, cos’è e dove si può trovare

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le possibili cause della psoriasi guttata

In anatomia, la definizione di frenulo è una piega della pelle o una piega della mucosa. Nel primo caso si può definirla anche come una piega cutanea, in quanto le parti coinvolte appartengono all’epidermide ossia alla cute. Tale piega congiunge due parti di un organo impedendo o limitando il movimento dello stesso o unisce due organi. Un sinonimo potrebbe essere frenello o filetto. L’etimologia della parola frenulo deriva dal latino frenulum che è un diminutivo di frenum da cui l’italiano freno. Avendo spiegato la funzione di questa parte anatomica, e cioè congiungere due parti di un organo o più organi per contenere il movimento, si spiega subito la sua derivazione da frenum da cui il verbo frenare ossia bloccare, rallentare, diminuire.

Nella lingua italiana compare intorno al 1800 e in anatomia è abbinato a parti del corpo ben precise. Si parla infatti di frenulo labiale (che riguarda le labbra), frenulo linguale, frenulo del clitoride e infine, frenulo del pene. Se questa piega ha una lunghezza “normale” non ci sono problemi fisici ma solo benefici. Si pensi alla funzione del frenulo linguale. Esso serve per tenere la lingua unita al palato, permettendo i normali movimenti che consentono la masticazione, la deglutizione e l’emissioni di suoni che consentono all’uomo di comunicare con i propri simili. Se il frenulo fosse assente, la lingua sarebbe non “controllabile” perché priva del “freno” che ne limita il movimento. Questa piega contiene dei filamenti che sono elastici perché possono, in una certa misura, ampliare i movimenti della lingua come se si trattasse di un vero e proprio elastico legato in questo caso alla cavità orale inferiore da una parte e dall’altra alla lingua stessa.

Se però la lunghezza del frenulo linguale non fosse adeguata ma troppo corta potrebbero esserci seri problemi con i movimenti che si fanno quotidianamente per parlare, masticare, con serie conseguenze per una vita normale. In questo caso si parla di una vera e propria patologia detta anchiloglossia. Se non si interviene con terapie idonee, l’individuo che ne soffre avrà seri problemi per la masticazione o per sviluppare il linguaggio. Un fatto curioso è che sono più i maschi che soffrono di anchiloglossia e da ciò probabilmente deriva il detto che le donne hanno la lingua lunga!

Infatti, con il frenulo corto la lingua rimane praticamente quasi aderente se non incollata al palato inferiore della bocca.

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Il frenulo labiale invece interessa le labbra. Anche in questo caso si tratta di un tessuto fibroso che si trova tra il labbro superiore o inferiore e l’arcata dentaria superiore o inferiore. Le labbra sono tenute aderenti alla dentatura. Cos’, se la lunghezza del filetto non fosse della giusta misura, potrebbero esserci dei motivi per intervenire. Si deve procedere chirurgicamente se il frenulo limita di parecchio i movimenti del palato, della lingua andando a danneggiare la masticazione o la facoltà del parlare.

Il frenulo labiale sia inferiore che superiore potrebbe essere della giusta lunghezza ma non dello spessore ideale, risultando magari troppo grosso. Anche in questo caso si avrebbero dei problemi più di carattere estetico che patologico. Un frenulo troppo spesso può causare infatti una distanza troppo grande tra un dente e l’altro. Di solito sono i due incisivi centrali i denti in questione e cioè che presentano un diastema (dal greco, intervallo) evidente. Sono però conseguenze di poco conto che spesso non vengono neppure curate perché danno originalità al volto della persona. Eddie Murphy è un personaggio molto noto che ha questo tipo di problematica che però lo caratterizza per la simpatia.

Un altro personaggio molto noto che però non si è fatto problemi di questa sua peculiarità è Madonna, la cantante famosa in tutto il mondo. Anche se molto attenta al corpo, passando ore e ore della giornata in palestra e quasi fanatica per quanto concerne la sua immagine, Madonna ha tenuto intatto il suo diastema che le procura una distanza maggiore del normale tra gli incisivi.

Trapianto facciale

Un’altra tipologia di frenulo che si ritrova nel corpo umano è il frenulo del pene o del prepuzio. In tal caso la piega molto sottile connette il glande al prepuzio. Il glande è la parte terminale del pene mentre il prepuzio è una membrana molto ricca di vasi sanguigni e terminali nervosi per cui, se stimolata, provoca un intenso piacere. Ovviamente la stimolazione deve essere fatta in maniera appropriata perché sono parti delicate del corpo e quindi, se fatta troppo violentemente, può dare anche fastidio e dolore. In casi estremi si può giungere fino alla lacerazione dello stesso prepuzio con la fuoriuscita di molto sangue essendo molto vascolarizzato. Certamente è una circostanza che non fa piacere a nessuno ma non deve spaventare oltremodo perché è normale che la fuoriuscita di sangue sia così abbondante data la zona considerata.

Anche in questi casi la lunghezza conta parecchio perché se il frenulo del pene risulta troppo corto, l’individuo va incontro a molti problemi sia di carattere psicologico che fisico. Intanto, l’erezione e quindi qualsiasi tipo di rapporto sessuale risulterà doloroso perché la poca elasticità della lamina che tiene uniti il glande al prepuzio non favorirà lo scorrimento normale del prepuzio e quindi il glande non riuscirà a scoprirsi come dovrebbe. A parte il dolore provocato anche dallo sfregamento dell’organo contro le pareti vaginali, l’uomo potrebbe soffrire di mancata erezione o di eiaculazione precoce data dal fastidio che si sente durante l’amplesso. Questo sarà fonte di grande frustrazione che può provocare seri problemi tra la coppia se non affrontati nella giusta maniera. Prima buona norma è come sempre parlarne e non tenersi dubbi, paure e ansie solo per se stessi. Parlare con la propria o il proprio partner servirà per capire che si è di fronte ad un problema e una volta stabilito questo, sarà più facile concentrarsi su cosa fare per risolvere il problema. Quindi l’uomo dovrà sottoporsi ad una visita andrologica che valuterà il problema e troverà la terapia più idoena per risolvere la patologia.

Di solito si procede o con la frenulotomia o con la frenuloplastica. Nel primo caso viene reciso definitivamente il frenulo che è la causa della patologia mentre nel secondo si preferisce procedere ad un taglio longitudinale che possa in qualche modo allungare la lamina in modo da raggiungere una misura sufficientemente giusta per un buon rapporto sessuale. In entrambi i casi gli interventi non sono pericolosi e richiedono una anestesia locale ma le complicazioni potrebbero essere diverse come infezioni o rapporti per molto tempo dolorosi. In alcuni casi, inoltre, i pazienti lamentano una minor sensibilità dell’organo genitale. Bisogna anche precisare che se si pensa di risolvere il problema dell’eiaculazione precoce solo con questi tipi di interventi svolti sul frenulo, si è in grave difetto. Infatti l’eiaculazione precoce può essere una conseguenza di una frenulo corto ma può derivare da altri mille fattori e quindi non bisogna aspettarsi dei miracoli da queste operazioni.

Sicuramente i casi comprovati di frenulo corto vanno affrontati chirurgicamente ma il partner anche se restio deve essere sincero con la propria compagna se dopo la visita andrologica è stato appurato che il problema dell’erezione breve non è da ricondursi alla lunghezza scarsa del frenulo. Sono argomenti molto delicati che gli uomini specialmente fanno fatica ad affrontare e ancora più spesso a parlarne con la propria partner. Queste paure andrebbero superate perché non è in questione la più o meno scarsa virilità maschile ma semplicemente entrano in gioco molteplici fattori. Se ci si nasconde dietro al problema, senza affrontarlo, non si potrà mai risolverlo con la conseguenza di una vita di coppia difficile e non appagante per entrambi.

Non bisogna infatti dimenticare che l’ultima forma di frenulo è quello del clitoride, ossia l’organo del piacere femminile.

Anche in questo caso si tratta di una lamina sottile che si colloca tra l’orifizio uretrale e il glande del clitoride. Non importa se si tratta di uomo o donna, le parole si ripetono… Glande si trova sia nell’uomo che nella donna, anche se in quest’ultima ha una dimensione molto minore ed è completamente ricoperto da un cappuccio. Inoltre, il glande femminile termina senza alcun orifizio perché quello urinario è più in basso mentre nel glande maschile tale orifizio si trova all’estremità del glande stesso. Il frenulo è una piega sottile che collega il glande femminile alle piccole labbra. In questo caso la lunghezza del frenulo non ha poi un’importanza rilevante ma può essere sede lo stesso di infiammazioni dovute a secrezioni del clitoride o a rapporti sessuali occasionali. Inoltre, essendo una parte molto delicata e sottile può subire lacerazioni in seguito a sfregamenti troppo violenti. In generale però non si riscontrano molte gravi patologie. Il problema se non riguarda nello specifico il frenulo del clitoride potrebbe però riguardare altre parti del corpo della donna come ipertrofia del clitoride. In tutti i casi è buona regola sottoporsi a controlli presso andrologi e ginecologi e parlare sempre con chi ci sta accanto per poter affrontare con più serenità qualsiasi problema si abbia, dal più grande al più piccolo. Il dialogo resta come sempre la migliore terapia che si possa trovare.

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Il frenulo labiale, rimedi e cure

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Quante volte sarà capitato di vedere bambini piccoli cadere frontalmente e sbattere la faccia con conseguente copiosa uscita di sangue dalla bocca? Spesso capita ai bambini più piccoli perché non sanno ancora cadere mettendo davanti le mani per non andare a sbattere il viso. Certo, vedere tutto quel sangue fa paura e le mamme rimangono terrorizzate, in preda ai pensieri più cupi come: si sarà rovinato il palato; avrà conseguenze sulla dentizione; dovrà subire un’operazione…

Spesso però si tratta solo della rottura del frenulo labiale ossia di quella sottile lamina che collega il labbro superiore al palato o quello inferiore all’arcata inferiore dei denti. Questo tessuto, che è molto irrorato dai vasi sanguigni, se rotto, perde una notevole quantità di sangue. Anche a distanza di otto ore dalla caduta si possono avere ancora perdite di sangue dalla bocca ma non per questo bisogna spaventarsi. Magari è meglio farsi controllare da uno specialista odontoiatra in modo che escluda danni agli incisivi superiori sia degli adulti che dei piccoli. Fatto questo controllo, la botta si riassorbirà e tutto tornerà normale.

Ma il frenulo labiale riscresce?

No, anche se molti sono convinti del contrario. Spesso capita che dopo qualche tempo si ricomponga da solo e a volte invece rimane rotto a vita. Non per questo, però, sono necessari interventi particolari perché tutte le funzionalità come la dentizione, la masticazione o lo sviluppo del linguaggio procedono normalmente senza alcuna conseguenza.

Un altro caso è rappresentato dal frenulo labiale gonfio. I sintomi più comuni che si riscontrano sono un arrossamento del labbro interno (superiore o inferiore), bruciore quando si mangiano cibi particolarmente conditi con limone o aceto, una sensazione di freddo nella parte interessata e un bruciore più o meno intenso ossia come quando ci si procura un lieve trauma all’interno della mucosa del palato. Di solito, anche in questi casi, non è necessario alcun intervento particolare. Potrebbe esserci una piccola lacerazione che è la causa dell’infiammazione del frenulo. Per qualche giorno sarebbe consigliabile mangiare cibi poco conditi e con poco sale e fare dei risciacqui dopo ogni pasto evitando magari l’uso dello spazzolino nella zona infiammata. Inoltre, in commercio, si possono trovare delle pomate gelatinose che possono essere applicate sulla parte della mucosa da trattare e che oltre a dare sollievo curano, disinfettando, le piccole lacerazioni presenti.

Dato che negli ultimi anni si è andata diffondendo la moda dei piercing, anche la bocca è stata oggetto di queste applicazioni. Il piercing può venire applicato sulle labbra, sulla lingua o anche sul frenulo labiale superiore o inferiore. Dato che la parte su cui va applicato il piccolo gioiellino è così fragile e sensibile, molti pensano che non sia possibile o consigliabile applicare il piercing sul frenulo. Ben lontani dal voler dare dei consigli perché de gustibus non disputandum, ci limiteremo a descrivere svantaggi e non su questa pratica.

Per quanto riguarda la difficoltà dell’intervento è praticamente nulla in quanto, con una piccola anestesia, la parte sarà totalmente insensibile al dolore. Magari ci sarà un po’ di perdita di sangue ma che si risolverà nel giro di poco tempo. Anche il gonfiore non durerà più di due o massimo tre giorni. La saliva inoltre è un ottimo disinfettante che serve da sola a tenere la zona libera da eventuali complicazioni infiammatorie. Comunque è sempre meglio per le prime due o tre settimane fare un risciacquo con un colluttorio antibatterico e usare uno spazzolino apposito per pulire il piercing.

Unico inconveniente che però non è da poco è quello di non poter tenere a lungo il piercing se fatto sul frenulo labiale perché vista la poca consistenza della membrana su cui viene inserito c’è il rischio che dopo qualche tempo il foro si strappi e il piercing non possa più attaccarsi. Il frenumo è poco più di una lamina e difficilmente può supportare oggetti anche se piccoli. Così la possibilità del rigetto è molto elevata.

Infine, le patologie più diffuse, ossia il frenulo lungo e il frenulo corto.

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Nel primo caso il frenulo è più lungo del normale e termina sulla parte finale delle gengive, all’altezza degli incisivi. Questa patologia può procurare difficoltà nell’allattamento nei neonati e più tardi ad uno sviluppo tardivo del linguaggio. In alcuni casi si procede con l’intervento detto frenulectomia ossia un piccolo taglio del frenulo. Non è un intervento difficile né doloroso. Si può fare semplicemente in ambulatorio e dura una decina di minuti. Sarà sufficiente un’anestesia locale e un piccolo antidolorifico post operazione.

Anche il frenulo corto può procurare fastidio durante la masticazione o per lo sviluppo della capacità del parlare. Dopo un attento esame fatto dallo specialista odontoiatra si stabilirà se l’intervento è necessario. In questi ultimi anni la frenulectomia è eseguita non chirurgicamente ma con il laser e i benefici sono diversi. Poco dolore per il paziente che può essere operato anche senza anestesia; tempi di guarigione molto più veloci e mancanza di perdite di sangue durante la fase dell’intervento.

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Il frenulo linguale, rimedi e cure

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bocca donna

La lingua è ancorata al palato inferiore da un filetto che si chiama frenulo linguale e la sua funzione è quella di tenere ancorata la lingua al palato. Se però ci sono delle anomalie riguardanti la lunghezza del frenulo si è in presenza di una patologia detta anchiloglossia.

Genesi

Di solito, poco prima della nascita, il frenulo si stacca dal palato per permettere i giusti movimenti alla lingua del nascituro. In alcuni casi però questo non avviene o se avviene, magari il filetto non ha una lunghezza sufficiente per permettere al bambino la suzione del latte materno. Infatti il piccolo non riesce a succhiare ma morde il capezzolo provocando le ragadi alla neomamma senza riuscire a nutrirsi. Di solito per evitare che non sia possibile l’allattamento al seno, già in ospedale si procede con una frenulotomia che consiste nel taglio del frenulo. Di per sé l’intervento non è complicato e dura pochi istanti. Il chirurgo procede al taglio con delle forbici sterili e il bimbo può essere anestetizzato sulla parte in causa o addirittura senza alcuna forma di anestesia. Infatti il frenulo non è molto ricco di terminazioni nervose per cui non si sente un grande dolore al momento dell’incisione. Inoltre, il sanguinamento non è abbondante per cui il neonato può subito attaccarsi al seno e iniziare la suzione. Le complicazioni, se eventualmente ce ne fossero, sarebbero di natura infettiva e comunque legate anche ad un possibile sanguinamento della parte recisa con conseguente deglutizione di sangue.

Il frenulo corto o anchiloglossia si presenta quindi fin dalla nascita (tecnicamente si dice che è congenito) e di solito si trasmette per via ereditaria così che è possibile avere più individui con questa patologia che appartengono alla stessa famiglia. Si ricorre in genere all’intervento solo se la situazione è particolarmente grave e cioè non permette la deglutizione e la suzione. In altri casi, meno gravi, non si fa nulla ma si aspetta che il bimbo raggiunga i sette anni di età e quindi una certa maturità di sviluppo del palato. A questo punto, se il difetto non è rientrato da solo, (in alcuni casi infatti il frenulo si allunga spontaneamente durante la fase di crescita) si procede con l’intervento. Ovviamente sarà lo specialista a valutarne la reale necessità.

Con una visita approfondita si stabilisce il grado di mobilità della lingua. Di solito il paziente non riesce a tirare fuori la lingua oltre il limite dei denti inferiori e neppure a muoverla spostandola da destra a sinistra. Potrebbero esserci anche delle difficoltà nel pronunciare parole con la R o la S, Z, T. Inoltre, chi soffre di anchiloglossia sarebbe a rischio di gengiviti o carie frequenti perché l’igiene orale sarebbe resa difficile dal frenulo corto. Lo spazzolino non potrebbe agire in maniera efficace perché impedito dalla scarsa mobilità della lingua. Anche i denti, soprattutto gli incisivi, potrebbero essere ritorti all’indietro.

Sempre con la frenulotomia o con un intervento di frenuloplastica, più complicato perché mira con un taglio longitudinale ad allungare il filetto, si procede nei casi più gravi. Quando ci sono evidenti e manifesti problemi nella masticazione o deglutizione o anche nel parlare, l’inervento è l’unica solutione adottabile. Anche in questi casi le complicazioni possono essere eventuali infezioni, danni alle ghindole salivari o alla lingua stessa. In più, nel caso si pratichi una frenuloplastica, potrebbero restare delle cicatrici causate dai punti di sutura.

Sarà inoltre necessario sottoporsi ad un breve periodo di riabilitazione e consultare un logopedista per vedere di migliorare la pronuncia di alcune parole.

anziani e rinite allergica

Infine, anche nei soggetti più anziani che hanno convissuto una vita intera con questa patologia di bassa gravità, si arriva all’intervento chirurgico in fase avanzata in quanto il frenulo corto potrebbe causare una impossibilità a portare una protesi dentale.

Afta e frenulo

A volte il frenulo si infiamma. Nella mucosa della bocca si formano spesso delle macchie biancastre che provocano bruciore. Questo tipo di macchia si chiama in medicina afta e può colpire il filetto sottolinguale. Si presenta con una frequenza maggiore nelle donne perché durante il ciclo mestruale sono più esposte a queste piccole ulcerazioni o anche perché sono più soggette a squilibri ormonali o carenti di acido folico, vitamina B12 o ferro. Anche alcuni alimenti particolarmente allergeni, come il pomodoro, possono provocare l’afta. Il contatto delle labbra con animali domestici o con oggetti sporchi come matite o penne contribuiscono all diffusione di batteri che provocano le ulcerazioni del palato. Infine anche lo stress è un fattore che contribuisce alla comparsa dell’afta perché di per sé, chi è particolarmente affaticato ha le difese immunitarie più basse del normale. L’afta passa da sola ma utili sono i risciacqui con colluttori con clorexidina o con componenti naturali come l’aloe.

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Il frenulo del pene o del prepuzio, complicazioni, cure e rimedi

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Anche i maschietti hanno una loro verginità! Sì incredibile a dirsi ma è così. Vediamo ora perché questa affermazione, che a prima vista sembrerebbe del tutto falsa, ha al contrario una base di verità.

Il pene è formato da due parti: l’asta e il glande. Il glande è la parte terminale del membro maschile e sulla cima si trova l’orifizio urinario. Il glande è ricoperto da una membrana chiamata prepuzio che serve per proteggere questa parte molto delicata. Tra l’asta e il glande c’è una specie di anello o solco visibile quando il prepuzio scivola in basso verso l’asta. Per impedire però che il prepuzio scenda troppo in basso, c’è un filetto che si chiama frenulo del pene o del prepuzio che serve a mantenere legato il prepuzio al glande. E’ una specie di cordoncino che serve a collegare il glande alla membrana di rivestimento. In un soggetto senza anomalie, durante la masturbazione o un rapporto sessuale, il prepuzio sale e scende provocando una piacevole sensazione data dalla grande quantità di terminazioni nervose presenti sulla parte. Il filetto quindi si comporta come una specie di “elastico” che si allunga e si accorcia permettendo questo sfregamento. Se però la sua lunghezza fosse troppo corta ci si troverebbe di fronte ad una vera e propria patologia detta frenulo corto o breve. In questo caso il filetto funzionerebbe come una specie di tirante che blocca il glande e invece di avere una sensazione di piacere si proverebbe un fastidio più o meno intenso a seconda della gravità e della lunghezza del frenulo.

Questa patologia può essere rilevata solo ad una certa età e cioè nella pubertà, quando gli ormoni si risvegliano e il bambino diventa un piccolo ometto con tutti gli impulsi sessuali che stanno a poco a poco sbocciando. Così, può capitare che ci si renda conto che qualcosa non va quando il ragazzo si masturba o inizia ad avere i primi rapporti sessuali con l’altro sesso.

A volte, durante un rapporto, il filetto si rompe spontaneamente causando la perdita di sangue che da qualche goccia può essere molto più abbondante. Ecco spiegata la frase di inizio articolo e cioè che anche gli uomini in un certo senso possono perdere la loro verginità in caso di rottura del frenulo.

Se il filetto è talmente spesso da non rompersi in maniera naturale e le difficoltà ad avere rapporti sessuali appaganti permangono o ancor peggio provocano fastidio, si può ricorrere alla frenulotomia che consiste nel taglio del filetto o nella frenuloplastica che è un interveno un po’ più elaborato che consiste nel taglio con sutura del filetto. L’intervento dura circa mezz’ora e può essere fatto in anestesia locale. Dopo un giorno di riposo si può tornare al lavoro e dopo circa due settimane si può anche avere un rapporto sessuale completo. La frenuloplastica non consiste nel taglio del filetto ma semplicemente in una incisione fatta in modo che il filetto possa allungarsi mediante punti di sutura che collegano il frenulo inciso. Tali punti non devono essere tolti perché si assorbono da soli dopo circa trenta giorni.

Omofobia

Attorno a questo tipo di intervento circolano delle vere leggende. La più assurda è quella di credere che il pene possa allungarsi anche più di due o tre centimetri. Non è assolutamente vero! L’unico vantaggio che se ne trae è che l’erezione può avvenire senza più problema, mantenendo il pene eretto quanto basta per evitare eiaculazioni precoci e con il glande non più inarcato all’ingiù perché “tirato” dal filetto troppo breve.

A volte il filetto breve si associa ad un’altra patologia e cioè la fimosi. Per fimosi si intende un restringimento che impedisce al prepuzio lo scorrimento dello stesso. A volte il glande non riesce neppure a scoprirsi del tutto perché il prepuzio è completamente chiuso. Anche fare la pipì diventa un problema. Il prepuzio diventa come una specie di “sacca” che si riempie di liquido che a poco a poco fuoriesce. In questi casi ovviamente bisogna intervenire fin quando si è bambini. La pratica più semplice è la circoncisione che implica anche la rottura del frenulo.

In alcuni casi può succedere che il prepuzio salga un po’ ma non riesca più a ridiscendere, bloccando il pene che inizia a gonfiarsi e il bambino avverte dolori sempre più forti. Bisogna allora correre al più presto in ospedale perché il dolore diventa insopportabile e il gonfiore del pene potrebbe provocare gravi conseguenze. La fimosi può essere associata al frenulo breve ma non è una conseguenza necessaria nel senso che si può avere fimosi senza frenulo corto e frenulo corto senza fimosi.

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Il frenulo del clitoride, un’arma a vantaggio delle donne

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Il frenulo del prepuzio o del pene esiste anche nella versione femminile e si chiama frenulo del clitoride.

Il clitoride è l’organo più importante durante un rapporto sessuale. Con la giusta stimolazione di questa parte, che si trova sotto le grandi labbra, nella parte superiore, la donna prova sensazioni piacevoli fino a raggiungere l’orgasmo clitorideo.

L’orgasmo è la parte culminante di un rapporto sessuale, dove il piacere raggiunge l’apice per poi regredire. Avviene così per uomini e donne anche se queste ultime sono a volte più svantaggiate rispetto ai loro partner in quanto generalmente hanno maggiore difficoltà a raggiungerlo.

Si potrebbe affermare, con un po’ di audacia, che in fin dei conti l’uomo non è poi così dissimile dalla donna e forse è proprio vero che l’essere femminile deriva da quello maschile.

Nell’apparato genitale c’è il glande maschile e femminile, il prepuzio e il frenulo. Il clitoride è in pratica il pene al femminile, composto dal glande che è la parte terminale. La forma e la dimensione di esso è nella donna assai modesta, una specie di nocciolina ma all’interno continua. Si potrebbe dire che solo una piccola parte è visibile mentre la restante resta coperta. Anche il glande esterno viene protetto dal cosiddetto cappuccio che sarebbe il prepuzio maschile. Esso serve a proteggere il glande che è molto delicato. Stessa funzione è quella del prepuzio maschile. C’è però una differenza nel glande delle donne. L’orifizio urinario si trova poco sotto mentre nell’uomo è proprio collocato sulla sommità del glande.

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Il fatto che il clitoride si trovi all’interno dell’apparato genitale fa si che si abbia un altro tipo di orgasmo che in generale si pensa scollegato da quello clitorideo e cioè l’orgasmo vaginale. Invece anche quello vaginale viene procurato dal clitoride perché le terminazioni terminano nella parte interna proprio a livello della vagina.

Infine, c’è il frenulo che ha la stessa funzione di quello maschile. E’ una sottile lamina che collega il glande al clitoride e quindi, come nei maschi, si allunga e si accorcia secondo i movimenti esercitati durante la masturbazione o il rapporto. A questo punto però c’è la grande sorpresa per tutto il genere femminile. La sua lunghezza non implica le diverse patologie riscontrate per l’uomo! La donna è soggetta a situazioni svantaggiose come l’essere vergine e cioè avere l’imene, membrana che prima di un rapporto sessuale chiude parzialmente l’ingresso in vagina. Per l’uomo questo non c’è con il vantaggio che può aver avuto tanti rapporti sessuali e far credere il contrario, per la donna la deflorazione invece è una prova del suo comportamento sessuale e purtroppo in alcuni ambienti questo è ancora considerato un valore importante e chi non arriva “vergine” all’appuntamento matrimoniale viene considerata una “poco di buono”. Pensiamo poi che in Africa si pratica l’infibulazione e cioè una usanza disumana che consiste nel recidere il clitoride in modo che la donna non possa provare alcun piacere durante l’atto sessuale. Solo l’uomo ha il diritto di provare piacere e inoltre può provarlo con diverse donne. Una africana (ovviamente non bisogna generalizzare perché il fenomeno per fortuna non riguarda ogni regione) invece non solo è penalizza nell’avere vari partner (potrebbe rischiare per questo la lapidazione) ma dopo l’infibulazione anche con il proprio compagno non proverà più piacere.

E allora? Ecco che il frenulo arriva quasi come un toccasana. Se l’uomo ce l’ha corto andrà incontro a problemi sessuali con dolore durante i rapporti. Se si rompe vedrà uscire sangue proprio come quando una donna viene deflorata. Nell’essere femminile invece tutto questo non accade. La lunghezza del filetto o frenulo è irrilevante e una volta tanto possiamo dire “giustizia in parte è fatta!”.

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Una settimana di riposo per allontanare infarti e ictus

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Secondo un’analisi di Confartigianato, sarebbero ben 7,8 milioni gli italiani che rinunceranno alle vacanze a causa della crisi. Un dato particolarmente significativo, soprattutto se si somma ai 23 milioni di cittadini che opteranno per mete e soggiorni più economici rispetto a quanto solitamente pianificato. In base alle statistiche, le destinazioni nazionali saranno preferite dal 55% degli italiani, mentre solo il 33% sceglierà mete internazionali (il 22% all’interno dell’Unione Europea).

Ictus più probabile per chi ha il diabete

Tuttavia, i medici di tutta Italia tengono a sottolineare come trascorrere almeno una settimana di vacanza sia importante per cuore e arterie e aiuti a prevenire l’insorgere di gravi malattie come infarti e ictus. Durante il 44° Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi tenutosi a Firenze nel mese di maggio è stato infatti riferito come sia importante trascorrere un periodo di tempo in totale relax, per scaricare lo stress accumulato, senza l’incombenza di termini e scadenze. Proprio per questo motivo, molti cardiologi a Roma e in tutta Italia invitano i propri pazienti, anche qualora non si possano permettere una vacanza fuori dalla città in cui risiedono, a “staccare la spina” per un periodo di tempo sufficiente a rigenerarsi e a prepararsi ad affrontare nuovamente le incombenze della vita lavorativa.

Oltre alle malattie cardiovascolari più gravi, il mancato riposo di almeno una settimana può essere una causa decisiva nel sopraggiungere di stati depressivi. È quanto riportato da una ricerca svolta dalla clinica del San Camillo-Forlanini di Roma, che in collaborazione con l’Università “La Sapienza” ha effettuato un’analisi su 30 pazienti che avevano subito un attacco di cuore rivelando che la tensione muscolare è uno dei principali fattori nell’insorgere della depressione, che contribuisce a sua volta alla crescita dell’incidenza di malattie cardiovascolari.

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